biografia

laura grusovin

Il privilegio di nascere in una bella casa, in un rione fiorito e luminoso, nel ’55 e quindi nella serenità di quegli anni, darà alla mia infanzia sensazioni belle e forti. Le inseguirò per tutta la vita.

Disegnare rimaneva la cosa più bella e semplice all’asilo, a scuola, a casa. Mentre la mamma cuciva i nostri vestitini, riempiva di ritagli di stoffa colorata la stanza: era bello disegnarli. Al mattino i tappi del latte, il burro fatto in casa: era bello cesellarli. I disegni di allora erano semplici e distensivi e tanti poiché non proseguivano mai oltre il necessario.

Dopo la maturità scientifica e una pavida fuga dall’arida severità della Scuola Interpreti di Trieste, riprendo in modo intenso lo studio della chitarra classica nell’illusione di poter recuperare quel mondo di sensazioni. Non riuscii mai a raccontare quel suono meraviglioso: ogni volta un’emozione esagerata frustrava il mio racconto musicale in un imbarazzante balbettio. Con grande sofferenza rinunciai a suonare ma, sempre alla ricerca di quell’antica gioia, cercai dei lavori che mi lasciassero del tempo libero per dipingere. M’impegnai nell’arte del restauro e della doratura e, per molti anni, la chitarra che non riuscivo a suonare mi permise di insegnare. Quel mondo di ragazzi e il loro affetto mi diedero la gioia e la forza sufficienti per riscaldare il mio freddo studio di pittura che d’inverno aveva sempre le finestre appannate all’esterno. Si, finalmente anche se come sempre maledettamente tardi, ero riuscita a ritagliarmi uno studio in città. E così quella casa fatiscente ascolterà tutti i miei dubbi e ospiterà nell’essenziale la speranza di poter scegliere per la mia vita un “Fare” meno imbarazzantemente difficile per me, di ogni altro mestiere.

Lì dipingo con l’ovvia determinazione di chi cammina in una tormenta di neve, ma anche con la medesima spensieratezza, perché non sai né quando né se ridistinguerai un oggetto nel nevischio: potrà apparirti una calda casetta, forse un lupo.

Credo di aver infilato tutti gli sbagli concessi ad un autodidatta. Con i colori a olio non hai mai finito di imparare: quella è per me “La Tecnica”, per tutto il resto basta l’istinto.

Ora, quando riesco a dipingere copiando un’immagine pari pari dalla mia mente, penso con soddisfazione che questo sia finalmente il mio punto di partenza. Tra i mille e mille possibili traguardi del mondo delle idee dove ho voluto abitare per forza, ho imparato ben presto a desiderare solo un altro indispensabile punto di partenza per avere quell’attimo di pace e di forza per continuare così la strada che, pur attraverso fatica e frustrazione, posso ancora percorrere.

074
“L’ angelo custode”
1995
olio su tavola
cm 104x98
Museo De Los Angeles - Turegano (Segovia) – Spagna